BAIJICCA
Scritto da Antonello Murgia con la collaborazione di Fabio Marceddu
Regia di Antonello Murgia
Con le Onco-attrici del laboratorio Orcoillogico nato all'Hotel Businco di Cagliari
Presentazione
Diciassette minuti di grande bellezza. Uno spettacolo nato da un'alchimia, da un incontro che ha trasformato il “luogo della paura” nel “luogo del possibile” grazie al sogno di Elisabetta Cuccu. Si ride, si piange, si riflette, ci si commuove con Baijicca. Diciassette minuti di grande bellezza nate in quella terra di mezzo dove rieccheggiano i versi di Giacomo Leopardi, Carmelo Bene, e dove l'Orco, il cancro, viene spogliato dalla paura, dal terrore, e viene messo all'angolo, grazie alla magia del teatro. Baijicca, lo spettacolo teatrale nasce dal laboratorio teatrale Orcoillogico che si è tenuto nell'ospedale Oncologico di Cagliari, grazie all'iniziativa di Elisabetta Cuccu e la professionalità dei maestri del Teatro dallarmadio. Si è partiti con i primi mesi di propedeutica e poi è nato lo spettacolo portato in scena la prima volta alla festa dell'Oncologia. Un'esperienza nuova anche per gli attori, una sperimentazione caratterizzata da uno stato vitale altissimo, quello delle donne del gruppo Abbracciamo un sogno, davvero raro da trovare in un laboratorio teatrale.
Stendere il canovaccio è stato come costruire un ponte tra i due mondi. “Abbiamo preso spunto dalla domanda fondamentale che accomuna tutti gli esseri umani, il dialogo col mistero, con qualcosa che non risponde, come una entità che non si cura affatto delle vicende umane. Abbiamo deciso di usare il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Giacomo Leopardi, il canto verso la luna " Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?” poi trasposta all'urlo di dolore di una persona che si ammala e che deve lottare”, afferma Antonello Murgia. Un teatro che prende linfa e spunti dalla vita vera. “L'idea è sempre quella di dare verità e materia reale alla poesia. Leopardi sembra sempre qualcosa di evanescente”, spiega Fabio Marceddu, “poi se invece tu lo applichi alla realtà e a ogni singola condizione umana, diventa reale. L'obiettivo era far diventare un “luogo del possibile” un “luogo della paura” tutti quando entriamo all'Oncologico, nonostante le pareti colorate, abbiamo paura perché è un posto che ci rimanda ad altri mondi. Tutti abbiamo avuto a che fare con questa struttura, è come il castello dell'Innominato, per richiamare Manzoni. Adesso invece io ci vengo con gioia perché c'è questa corrispondenza di amorosi, a volte disperati, sensi, ma è la condivisione che riesce a lenire il dolore”.
Cosa ha lasciato il lavoro di tutti questi mesi? “E' stato un lungo viaggio verso la normalità. Nonostante la situazione atipica non abbiamo fatto sconti a nessuno, la malattia non può entrare, non può diventare complice”. Sono diciassette minuti di grande bellezza. La bellezza viene dal rigore, dallo studio, dal lavoro”, aggiunge Antonello Murgia.
(Presentazione di Francesca Cardia – Sardegna Medicina)